Naselli Crispi

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Palazzo Naselli-Crispi

16 marzo 2024

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Ettari

256.733
ettari

superficie del comprensorio

kilometri

4.191
chilometri

estensione dei canali

impianti di scolo

78
impianti

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impianti di irrigazione

88
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impianti di irrigazione

portata metri cubi al secondo

780
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47.780
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potenza installata complessiva

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Il Delta Del Po:  Cenni Storici

La storia del Delta del Po racconta la mutevolezza di un paesaggio in cui i confini tra l'emerso ed il sommerso sono continuamente cambiati, a causa dei processi di sedimentazione ed erosione esercitati dal Po e dal mare, dalle variazioni climatiche e dalla subsidenza.

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Fig.1 – L'Italia alla fine dell' Era Terziaria (l' Era dei Mammiferi)  Pliocene  (5 milioni di anni fa) -  Sviluppo dei primi ominidi.

 

 Il Po è il grande collettore delle acque superficiali dello spazio compreso tra le catene alpina e appenninica [Fig. 1] e della pianura alluvionale che si è progressivamente sviluppata in questo spazio soprattutto durante il Pleistocene, il primo periodo del Quaternario, che ha visto l'alternarsi delle grandi glaciazioni. Una pianura che in certi periodi, come al tempo dell'ultima glaciazione, si estendeva assai più di quella attuale [Fig. 2].

 

2B03 Fig.2 – L'Italia nel Quaternario -  Pleistocene  (circa 20.000 anni fa) – Paleolitico e migrazioni mammouth dalla Croazia all'Italia attraverso l'Adriatico Settentrionale, che all'epoca era una pianura alluvionale. Ritrovati i resti di mammouth a Settepolesini (Bondeno).

Ma anche il periodo geologico attuale, l'Olocene ha visto alternarsi intervalli di alcuni secoli di clima più freddo e piovoso con altri di clima mite o caldo; i primi caratterizzati dalla tendenza dei fiumi ad intasare i loro alvei e a straripare, delle paludi ad estendersi e dei delta fluviali ad accrescersi più rapidamente; i secondi dall'abbassamento degli alvei, da una relativa stabilità della rete fluviale, erosioni delle coste e invasioni di acque marine nelle aree litoranee. Questa evoluzione è stata complicata dalla subsidenza, che ha favorito il seppellimento con nuovi sedimenti anche di strutture morfologiche importanti, come alvei fluviali abbandonati e antichi cordoni dunosi.
Grande importanza ha avuto infine l'azione dell'uomo, che ha disboscato, semplificato la rete fluviale e, innalzando argini, l'ha stabilizzata, bonificando gli ambienti umidi ad acque dolci e ad acque salmastre.

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Fig.4 – Preistoria: Tarda Età del Bronzo, dal 1500 al 950 a.C. (guerra di Troia nel 1200 a.C.)

Situazione del territorio intorno al X sec. a.C.
La linea di costa passava a ovest di Ravenna e nei pressi di Codigoro. La pianura era coperta da foresta. Il Po aveva un corso settentrionale per Fratta, Arquà e Adria, con una diramazione verso nord-est, e una meridionale per i luoghi poi occupati da Bondeno, Ferrara e Copparo, con foce a est di Ariano e con diramazioni verso sud-est.

Sul finire dell'Età del Bronzo [Fig. 4] le maggiori linee di deflusso del Po, nella bassa Pianura Padana, erano principalmente due: la più settentrionale era rappresentata da quello che oggi è chiamato Po di Adria che, dopo aver toccato Castelmassa e Fratta Polesine, raggiungeva il mare a est di Adria; la più meridionale comprendeva una serie di alvei tra Guastalla e il Bondenese e, oltre Bondeno, il primitivo Po di Ferrara, con le sue diramazioni di cui si trova ancora traccia nel Ferrarese orientale.

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Fig.5 – Protostoria: Età del Ferro, dal 950 al 265 a.C. (735 a.C. fondazione di Roma)

Con la Rotta di Sermide (VIII sec.  a.C.) il ramo settentrionale del  Po si sposta a sud e cattura il ramo meridionale, dando vita a un corso unico, presso la cui foce nel VI secolo a.C. sorge la città etrusca di Spina (Po Spinetico).  I tratti del fiume a monte di Bondeno e a valle di Sermide perdono di importanza. Il clima freddo e piovoso favorisce lo sviluppo dell'ambiente palustre. Situazione del territorio intorno al V sec. a.C.

Intorno al'VIII secolo a.C. [Fig. 5] all'inizio di un periodo di clima più piovoso, si sono prodotti numerosi mutamenti idrografici; una rotta avvenuta presso Sermide ha segnato l'inizio della decadenza del Po di Adria e la nascita di un nuovo corso per Calto e Stellata (Poazzo), confluente nel Po di Ferrara presso Senetica. Ad una diramazione di questo, per Baura, Copparo e Berra (Po di Copparo) si può attribuire la formazione di un primo delta a est di Massenzatica. Alla foce del ramo per Codrea, Gambulaga e Ostellato è fiorita, fra il VI e il III secolo a.C., la città etrusca di Spina e, più a monte, è nata Voghenza. Sono generalmente attribuiti agli etruschi vari interventi idraulici, tra cui lo scavo di una fossa che allacciava tre rami di foce del Po alle paludi di Adria, fossa della quale forse restano tracce nel Canale Marozzo e nel Gaurus, tra Codigoro e Ariano.

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Fig.6 – Evo antico: Età Romana, dal 265 a.C. al 476 d.C. (morte dell'imperatore Traiano 284 d.C.)

La Pianura Padana comincia ad essere colonizzata intensamente. I romani  attuano forti diboscamenti  e, anche grazie a un miglioramento climatico avvenuto tra il I sec. a C e il I d.C., sviluppano l'agricoltura; nel Ferrarese però non vengono realizzate centuriazioni.  Il Po stabilizza il suo corso per i luoghi di Sermide, Bondeno e Ostellato (Eridano). Superato il luogo dell'ormai scomparsa Spina, costruisce un grande delta complesso che, nel  III sec. d.C., si spinge anche oltre l'attuale linea di costa.

L'Età Romana [Fig. 6] è stata invece caratterizzata da un miglioramento del clima e delle condizioni di abitabilità del territorio. I coloni si sono impegnati nel disboscamento e nello sviluppo dell'agricoltura. Il ramo principale del Po era sempre il Po di Ferrara, che ormai scendeva diretto tra Ficarolo e Bondeno e, dopo Cona, si divideva in vari corsi, tra cui i più importanti erano quello per Copparo, con una importante diramazione verso Codigoro (l’Olana citato da Polibio, oggi chiamato Volano), e quello per Ostellato (forse il Padòa citato da Polibio, più tardi chiamato Eridano da Plinio, oggi scomparso). Alla foce di quest'ultimo si è formato un vasto e complesso delta. Anche i Romani sono stati artefici di grandi opere idrauliche, ma generalmente rivolte più alla navigazione interna che alla bonifica.

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Fig.7 – Alto Medioevo, tra 476 e 1000 d.C. (Carlo Magno incoronato dal Papa 800 d.C.)

Nell'Alto Medioevo il clima registra un notevole peggioramento, che ha il suo culmine intorno al secolo VI (Diluvio di Paolo Diacono); di conseguenza l'agricoltura entra in crisi, cambia l'assetto idrografico, scompare l'Eridano, il suo delta viene parzialmente eroso dal mare e comincia ad essere ricoperto da acque salate. I rami principali del Po diventano il Volano e il Primaro. Alla loro biforcazione nasce Ferrara. Presso Codigoro una diramazione del Po di Volano (Gaurus) va ad alimentare il Po di Ariano.

Dopo il VI secolo d.C. [Fig. 7] in relazione ad una nuova fase di intensa piovosità ("Diluvio" di Paolo Diacono) con dissesti idrologici, si sono registrate ulteriori diffusioni delle paludi e importanti mutamenti del corso dei fiumi. Fra i secoli VII e VIII [Fig. 7] si è estinto l'Eridano (poi ricordato come Padovetere). Volano e Primaro sono divenuti a questo punto i principali rami del Po e alla loro biforcazione è nata la città di Ferrara. L'intervallo climatico caldo tra il IX e l'XI secolo ha portato ad un lieve innalzamento del livello marino, con ingressione di acque salmastre nelle aree orientali più ribassate dalla subsidenza (ex delta dell'Eridano). Si è comunque prodotto un generale rilancio dell'agricoltura nel territorio. Oltre al Volano e al Primaro aveva assunto importanza il Gaurus che, partendo da Codigoro, terminava nel Po di Goro, dando origine ad un nuovo delta presso Mesola.

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Fig.8 – Tardo Medioevo, dall'anno 1000 al 1492
- Dall’epoca dei Comuni all’epoca delle Signorie. Ascesa Rep. Venezia
- 1471-1505 Guerre fra Este e Venezia (Ercole I e Alfonso I)
- 1512 Francesi e Este sconfiggono a Ravenna Papa Giulio II – Scomunica di Alfonso I.

Fra il XII e il XIV secolo la maggior parte dei deflussi del Po si trasferisce in un nuovo alveo, che si stacca dal precedente presso Ficarolo e che, fin oltre Bottrighe, coincide all'incirca con il corso attuale, per mettere poi foce presso Rosolina. Una sua diramazione si immette nel Po di Goro. Inizia la decadenza del Po di Ferrara, di Volano e di Primaro. Prosegue l'invasione del Basso Ferrarese da parte delle acque salse rimontanti dal mare. Gli Estensi attuano intorno alla città le prime grandi bonifiche. Situazione del territorio nel 1350.

Dopo il Mille [Fig. 8] si è assistito, nelle zone contigue agli alvei del Goro e del Volano, ad un'importante azione di bonifica disposta dai monaci dell'Abbazia di Pomposa mediante il metodo della "tagliata", volto a migliorare il drenaggio delle acque dai terreni più alti verso le aree più depresse e paludose: un sistema di bonifica per scolo a gravità. Intorno alla metà del XII secolo [Fig. 8] una serie di rotte avvenute presso Ficarolo ridisegnava la geografia del corso inferiore del Po: da questo momento, le acque del Po prendevano a defluire nell'alveo attuale, mentre il Po di Goro si divideva in due rami, generando, verso sud-est, il Po dell'Abate. Nei successivi secoli, nonostante alcuni interventi disposti dagli Estensi, proseguiva la diffusione delle acque salmastre nella bassa Padana.

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Fig.9 – Inizio Evo moderno: ducato Estense, dall'anno 1492 al 1599
- Nel 1598 Duca Alfonso II D’Este non ha eredi. Ferrara viene inclusa nei domini del Papa Clemente VIII.
- Taglio di Porto Viro anno 1604
- Contese di confine con Rep Venezia e Ducato Mantova

Nel 1526 il Reno viene immesso nel Po di Ferrara, provocando numerose rotte, con allagamento di vaste aree a sud della città, anche di terreni appena  bonificati. Alfonso II attua, a est di Copparo, la Grande Bonificazione Estense, per scolo-gravità. Il Po ha intanto formato un grande delta a est di Rosolina; i Veneziani, approfittando del vuoto di potere causato dall'allontanamento degli Estensi da Ferrara, cominciano a realizzare il Taglio di Porto Viro, per deviare il Po verso sud-est. Situazione del territorio nel 1599.

Per tutto il XVI secolo [Fig. 9] si è messo mano ad ingenti opere di bonifica: memorabile quella attuata fra il 1564 e il 1580 sotto Alfonso II, nota come Grande Bonificazione Estense, nel cui contesto è stato staccato dal Po (con uno sbarramento a nord) il ramo dell'Abate, per costruirvi alla foce un grande porto. Il piano generale della bonifica prevedeva la sistemazione idrau¬lica dell'ampio territorio denominato Polesine di Ferrara, situato fra il Po di Volano e il Po Grande (o di Venezia), e la sua divisione in due settori: le Terre Vecchie o Alte, comprese tra il fiume Po e la direttrice Ferrara-Copparo-Porto dell'Abate, e le Terre Basse o Nuove, delimitate dalla medesima direttrice e dal Po di Volano. Le acque delle Terre Alte sono state convogliate a mare dal Canal Bianco, mentre, per il prosciu¬gamento delle Terre Basse, è stata costruita una nuova rete di canali: quelli meridionali, Ippolito e Galvano, sono stati condotti alla chiavica di Volano (più tardi sostituita dalla Chiavica dell’Agrifoglio, più a monte); quelli setten¬trionali, Bentivoglio e Seminiato, sono stati invece innestati nell'alveo dell'ex Po dell'Abate e regimati dalla Chiavica dell'Abate, costruita in foce per impedire la rimonta delle acque marine. Tutte erano munite di "porte vinciane", una delle prime semplici macchine del tutto automatiche. In capo a pochi anni, però, l'abbassamento dei terreni causato dalla stessa bonifica ha messo in difficoltà il funzionamento di tale rete scolante (compressione per disidratazione degli strati torbosi). Ma fatti ben più importanti portavano, in questo stesso periodo, al dissesto idraulico del Ferrarese nord-orientale. Alla fine del XVI secolo [Fig. 9] approfittando dell'allontanamento degli Estensi da Ferrara, la confinante Repubblica di Venezia realizzava, fra il 1598 e il 1604, il cosiddetto "Taglio di Porto Viro", ossia la deviazione verso sud-est del corso terminale del Po. L'intervento è stato giustificato con il timore che i sedimenti depositati dalle foci più settentrionali del Po potessero provocare l'occlusione delle bocche della Laguna Veneta.

2B10 Fig.10 – Secoli XVII e XVIII
- pace di Aquisgrana 1748
- Ferrara nei domini dello Stato Pontificio
- Dal 1796 passa sotto il dominio Francese (Rep. Cispadana)

Il Taglio di Porto Viro, concluso nel 1604, dà inizio alla costruzione del Delta Moderno del Po. Si determina il fallimento della Grande Bonificazione Estense, che torna ad impaludarsi. Fallisce il tentativo di ridar vita al Po di Ferrara immettendovi il Panaro (1618). Il Reno distolto nel 1604 dal Po di Ferrara, viene deviato per bonificare per colmata i terreni paludosi a sud di Ferrara (Valli del Vecchio Reno); infine, sistemato in due alvei, il Riazzo Cervella (o Sgarbata) e il Riazzo del Gallo, viene immesso nel Po di Primaro a Marrara. Nel 1724 inizia la costruzione del Cavo Benedettino con lo scopo di sfogare le acque sempre nel Po di Primaro, presso Traghetto, le acque delle paludi del Poggio. Tra il 1767 e il 1795, viene realizzato il Cavo Passardo e riscavato il Cavo Benedettino, per allacciare il Reno al Primaro direttamente da S.Agostino a Traghetto. La carta raffigura la  situazione del territorio nel 1730.

Questo intervento, che nei secoli successivi [Fig. 10] determinerà la costruzione del Delta Moderno, ha subito prodotto l'ostruzione con i sedimenti del Po agli sbocchi a mare dei canali ferraresi, mettendo fuori servizio la Chiavica dell’Abate. In pochi decenni la possibilità di far scolare le acque della Grande Bonificazione diventava assai difficile, e su quei terreni tornava ad affermarsi il dominio palustre. Poiché il mare, a causa dei nuovi accrescimenti del territorio, si andava allontanando, il Canal Bianco è stato prolungato verso sud, con  lo  scavo del "Cavo Zagaglia". In esso sono stati immessi anche i canali Bentivoglio e Seminiato. Alla Foce del C.Bianco, nel 1751, è stata costruita la nuova chiavica di "Torre Palù" (il nome  conserva memoria della morfologia di questi luoghi all'epoca della costruzione: il sito prescelto, infatti, si presentava come una laguna assai prossima al mare ed era perciò chiamato "Valle di Palude a Marina", da cui appunto è derivato "Palua" prima e "Palù" poi). Tale prolungamento ha avuto però come conseguenza anche una diminuzione di velocità del flusso e il recapito a mare delle acque interne ferraresi è divenuto ancor più difficoltoso; in breve tempo, anche il funzionamento a gravità delle nuove chiaviche a mare risulterà inefficace. Per tutto il secolo XVIII i depositi del Po di Goro e, in generale, del Delta Moderno erano tanto considerevoli da formare nuove terre a loro volta oggetto di bonifica.

2B11 Fig.11 - Secolo XIX fino al 1860
- Ferrara nel 1814 torna al Papa con la caduta di Napoleone
- dal 1832 è sotto l’Austria
- Spedizione dei mille – 1860
- Garibaldi entra a Ferrara, plebiscito ed annessione al Regno di Piemonte
- Venezia è ancora sotto l’Impero d’Austria ma dal 1866, con la fine della III Guerra di Indipendenza entra anche il Veneto.
- Ferrara è nel Regno d’Italia dal 1861

Nel 1813 viene realizzata la Botte Napoleonica sotto al Panaro (ormai pensile) per rendere possibile il prosciugamento dei terreni a ovest del fiume, ma verrà poi messa in funzione solo alla fine del secolo, dopo la costruzione dell'Emissario di Burana, che si immette nel Po di Volano. Nel 1860 la bassa pianura è ancora caratterizzato da vaste valli e paludi (v. aree azzurre) e terreni in sofferenza idraulica (v. aree arancio).

Nel corso del XIX secolo [Fig. 11]  il territorio ferrarese era ancora afflitto da gravi deficienze idrauliche ed in gran parte invaso da acquitrini e paludi, tanto da renderne insalubri vaste estensioni.

2B12 Fig.12 - Tra il 1860 e il 1914 
- Anche il Veneto è nel Regno d’Italia – 1866
con la fine della terza guerra d’indipendenza

Nel 1872, con l'utilizzo di pompe idrovore mosse da macchine a vapore, inizia la "bonifica meccanica"; sempre di quest'anno è la rotta di Guarda, l'ultima rotta di Po che abbia interessato il Ferrarese; nel 1882 è emanata la legge Baccarini. Con la creazione di nuovi canali e impianti idrovori vengono bonificati l'ex Bonificazione Estense e numerosi altri territori, specialmente nel Ferrarese (v. aree rosse).

L'ultima bonifica [Fig. 12] durata circa cento anni, è avvenuta a partire dal 1872, con l'introduzione delle pompe idrovore, e si è conclusa nel secondo dopoguerra con l'eliminazione di quasi tutte queste zone umide. Dopo i nuovi abbassamenti conseguenti la bonifica meccanica, si è potuto verificare che in 400 anni il territorio della Grande Bonifica ha subito dai 4 ai 6 metri di abbassamento.

2B13 Fig.13 – Situazione del territorio tra il 1915 e il 1945  (dal 1914 al 1918 l'Italia entra nella prima guerra mondiale, dal 1939 al 1945 nella seconda).

Tra le due guerre, nel Ferrarese vengono bonificate anche aree salmastre, specialmente intorno a Comacchio, e migliorate le condizioni idrauliche di quasi tutto il territorio. All'inizio del 1945 vari territori vengono riallargati per ragioni belliche.
2B14 Fig.14 - Situazione del territorio tra il 1945 e il 2012 (21 ottobre 1950 la legge stralcio n. 841 Riforma Agraria).

Risistemati i territori che erano stati allagati alla fine della seconda guerra mondiale, vengono bonificate altre valli salmastre, tra cui la grande valle del Mezzano (1959-1964); negli anni Settanta viene a mancare la richiesta di nuove terre da coltivare e da allora ci si dedica soprattutto alla manutenzione e al miglioramento delle condizioni idrauliche del territorio.

Il Taglio di Porto Viro
E' stata una grande opera idraulica realizzata dalla Repubblica di Venezia, iniziata il 5 maggio 1600 ed ultimata il 16 settembre 1604. [Fig. 9]Dal Po Grande, poco a monte dell'odierna Contarina (Porto Viro), il corso del fiume è stato deviato nella vecchia "Sacca dell'Abate” (o Sacca di Goro), che allora era situata a nord del Po di Goro, scavando un canale di 7 km che costituisce tuttora un tratto del Po di Venezia (da Cavanella Po fin oltre Cà Cappellino). Le alluvioni del "delta rinascimentale", in particolare quelle del Po di Tramontana, assieme a quelle dell'Adige, oltre a ostacolare la navigazione interna, minacciavano di interrare progressivamente la laguna verso Chioggia e rendevano sempre più precario anche il complesso sistema idraulico basso-polesano. Dagli ultimi anni del 1500 il Po dell'Abate non è più stato un ramo deltizio padano; infatti nel 1568 il Duca Alfonso II D'Este lo aveva staccato dal Po di Goro riducendolo a canale di scolo per la bonifica del Polesine di Ferrara.

Situazione politica
Il delta del Po era anche "la via del Sale", un sistema di comunicazione e trasporto fluviale di vitale importanza sia per la Serenissima che per gli Estensi. Questo consentiva i trasporti in maniera efficiente dall'Adriatico sino alle zone ricche del Milanese e del Bresciano. Venezia aveva da tempo progettato il taglio del Po, ma gli Estensi si opponevano, sia perché rivali nel controllo della "via del Sale", sia perché comprendevano che quella deviazione avrebbe ostacolato l'efficienza delle opere portuali che stavano progettando presso Mesola. La cessazione del dominio estense a Ferrara nel 1598 ed il passaggio del Ducato direttamente allo Stato Pontificio, come semplice provincia di confine, ha incoraggiato Venezia nell'impresa. Papa Clemente VIII aveva inoltre proclamato anno santo il 1600 e non poteva impegnarsi in una guerra contro Venezia. Il Doge Marino Grimani ha quindi dato inizio ai lavori sotto la direzione del provveditore Alvise Zorzi. I lavori sono durati solo 4 anni, nonostante vari sabotaggi fomentati dalla Santa Sede.

Conseguenze
Il taglio di Porto Viro ha incanalato le alluvioni verso sud-est e nella vasta penisola del delta attuale. Più gli sbocchi a mare si allontanavano, più crescevano i depositi, sia per il raffreddamento del clima (piccola era glaciale storica 1600-1850) sia perché per lunghi tratti il Po e i suoi affluenti erano ormai muniti di argini. Se prima del 1600 il Delta si espandeva di circa 53 ettari l'anno [Fig. 10] dal 1604 al 1840 si è passati a 135 ettari l'anno. D'altro canto la realizzazione del taglio, oltre a sottrarre acqua e materiali in sospensione alla Laguna Veneta, impedendone l'interramento, ha accentuato le difficoltà idrauliche del Po di Volano. [Fig. 15] Attualmente il Po di Volano e il Po di Primaro non sono più rami del Po, ma (dal punto di vista della funzione idraulica) sono canali di bonifica. Nei territori pontifici tale opera ha determinato l’interramento della chiavica dell’Abate e ha peggiorato le condizioni di scolo delle acque della bonifica, provocando l’impaludamento di oltre 20.000 ettari di terreno bonificato dagli Estensi, nonché l'interramento parziale della Sacca. Il cambiamento del clima [Fig. 11] (riscaldamento dal 1850) ha determinato una riduzione del trasporto solido nei fiumi, che ha contribuito, a partire soprattutto dal 1959, all'arresto della crescita del delta e al prodursi di diffusi fenomeni di erosione costiera.

2B15 Fig.15  - Confronto tra la linea di costa del delta del Po nel 1599 (linea continua grossa) e quella di 4 secoli dopo. La linea tratteggiata definisce l'ipotetica linea di costa se in questi 4 secoli non fosse stato fatto il taglio di Porto Viro ne' alcun altro intervento sui rami di foce del Po.

Curiosità
Il progressivo spostamento verso nord del delta del Po è un fenomeno naturale dovuto al maggiore apporto di sedimenti degli affluenti appenninici rispetto a quelli alpini. Gli affluenti alpini depongono parzialmente i materiali in sospensione nei laghi alpini e conferiscono acque meno torbide. Anche l'accelerazione di Coriolis influisce, nell'emisfero nord, allo spostamento delle foci fluviali verso nord. Altri fenomeni che favoriscono la tendenza allo spostamento verso nord del delta del Po sono la migrazione verso nord dell”Avanfossa appenninica” e la deriva verso nord dei sedimenti litoranei, causata dalla particolare frequenza, nell'Adriatico, dei venti di sud-est. Altri fattori sono intervenuti nel XX secolo, rallentando la formazione di nuove terre: la subsidenza artificiale ed il prelievo dagli alvei di materiali inerti per le costruzioni. In particolare la subsidenza provocata dalle estrazioni di acque metanifere da giacimenti quaternari (piuttosto superficiali), praticate soprattutto nel 1938 e 1960, hanno provocato forti abbassamenti del terreno, che oggi ha, in alcuni punti del Ferrarese, quote anche di 4,5 metri sotto al livello del mare. Della diversione del Po operata nel 1600 dai Veneziani restano tracce anche nella toponomastica locale, nelle località di Taglio di Po, Porto Viro, Taglio di Donada.

(Settore Sistema Informativo Geografico – Area Servizi generali)

 

 

 

 

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Fig.10 – Secoli XVII e XVIII

- pace di Aquisgrana 1748

- Ferrara nei domini dello Stato Pontificio

- Dal 1796 passa sotto il dominio Francese (Rep. Cispadana)

 

Il Taglio di Porto Viro, concluso nel 1604, dà inizio alla costruzione del Delta Moderno del Po. Si determina il fallimento della Grande Bonificazione Estense, che torna ad impaludarsi. Fallisce il tentativo di ridar vita al Po di Ferrara immettendovi il Panaro (1618). Il Reno distolto nel 1604 dal Po di Ferrara, viene deviato per bonificare per colmata i terreni paludosi a sud di Ferrara (Valli del Vecchio Reno); infine, sistemato in due alvei, il Riazzo Cervella (o Sgarbata) e il Riazzo del Gallo, viene immesso nel Po di Primaro a Marrara. Nel 1724 inizia la costruzione del Cavo Benedettino con lo scopo di sfogare le acque sempre nel Po di Primaro, presso Traghetto, le acque delle paludi del Poggio. Tra il 1767 e il 1795, viene realizzato il Cavo Passardo e riscavato il Cavo Benedettino, per allacciare il Reno al Primaro direttamente da S.Agostino a Traghetto. La carta raffigura la situazione del territorio nel 1730. Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4